domenica 29 settembre 2013

Festival di Fiume, sesta tappa: Zahre e filosofia

Lo stand successivo che abbiamo visitato non ci era certo nuovo: Zahre, la birra di Sauris, quella che conosciamo da più tempo le presenti. Insomma, un nome, una certezza: tanto che - queste sì - le abbiamo provate tutte (nel tempo, cosa credete?), dalla Chiara Pilsen, alla Rossa Vienna, alla Canapa, all'Affumicata. C'è da dire, peraltro, che la nostra passione per Sauris non è certo legata solo alla birra o allo speck: viaggio dopo viaggio, questo paesino sperduto è diventato quasi un "luogo dell'anima", per cui andare lì vuol dire ristorarsi ottimamente non solo dal punto di vista culinario, ma anche da quello - passatemi il termine - spirituale.


Sarà un caso, ma proprio di questo sono finita a parlare con il buon Massimo, il cotitolare e responsabile della produzione: un saurano "vero", nato e cresciuto lì, che dopo aver fatto - come tanti in montagna - l'esperienza di cercare miglior fortuna altrove è tornato in fondo a questa valle impervia. "Quando nasci e cresci in un posto del genere - ha raccontato mentre stava dietro la spina - sei obbligato a porti delle domande: il silenzio, la quiete, gli amici che se ne vanno...ti trovi a chiederti che senso abbia vivere lì". E Massimo, probabilmente, l'ha trovato: "Dopo un periodo di lontananza, mi sono reso conto che ero circondato da tanta bellezza. E così sono tornato. Non tutti quelli che arrivano lassù capiscono Sauris...serve un rapporto spirituale col luogo". Ecco, mi sono detta, ha usato la stessa parola. E chi l'avrebbe mai detto che la birra stimola a filosofare, dato che da lì il discorso poi è proseguito.

Già, perché mica eravamo a mani vuote: entrambi avevamo nel bicchiere - solo un assaggio, lo giuro...questa è una foto di qualche tempo fa, come testimonia l'abbigliamento invernale... - di Canapa, che avevo scelto sull'Affumicata - la mia preferita, come ho già avuto modo di scrivere - giusto per cambiare. Devo ammettere che questa volta l'ho apprezzata meglio: ho sentito in pieno la particolarità dell'aroma dei fiori di canapa - questo sì "floreale" - e il gusto delicato, anche in questo caso del tutto particolare dato l'uso - appunto - della canapa. Molto dissetante, peraltro, complice anche il grado alcolico basso (5 gradi).

Che dire? Me ne sono andata non solo piacevolmente dissetata, ma soprattutto con la sensazione di aver appena fatto una bella conversazione con un amico, pur avendo conosciuto Massimo non più di un quarto d'ora prima...


Nessun commento:

Posta un commento